Nadia che imparò a volare

Mercoledì scorso sugli scaffali delle librerie è apparso BRUNO, l’ultimo libro pubblicato da Orecchio Acerbo nato dalla straordinaria mente di Nadia Terranova arricchito dalle splendide illustrazioni di Ofra Amit. Da domani, 15 gennaio e fino al 5 febbraio, a Roma è possibile visitare la mostra delle tavole originali di Ofra Amit. Il programma con tutti i dettagli lo trovate qui.

Noi intanto abbiamo fatto qualche domanda a Nadia per capire meglio come è nato Bruno e scoprire ancora qualcosa su di lei.

Che tu abbia un amore profondo per Schulz lo abbiamo capito a l’Aquila, quando durante il festival hai portato Le botteghe color cannella come opera da presentare ai ragazzi nelle scuole. Vorremmo però capire con te come è nato questo amore e da quanto tempo avevi nel cassetto il tuo libro dedicato a Bruno Schulz.

Bruno Schulz è comparso nella mia vita esattamente nove anni fa, metà gennaio 2003. Ero una neolaureata squattrinata appena sbarcata a Roma per seguire un corso di editoria e immagino che avrei dovuto leggere libri di tendenza che mi facessero capire dove andava il mercato. Invece mi innamorai di un libro fuori dal tempo: Le botteghe color cannella nell’edizione Einaudi che contiene l’opera omnia di Schulz. Lo trovai alla libreria Fahreneit, a Campo de’ Fiori, costava troppo ma andai alla cassa stringendolo come un tesoro. Pochi giorni dopo l’avevo divorato e alla fine dell’anno aprii un blog letterario (oggi chiuso) chiamato come il libro. Il desiderio di omaggiare Schulz deve aver cominciato a farsi strada già allora e se ne stava sopito finché l’incontro con Orecchio Acerbo, che ha subito apprezzato l’idea, l’ha reso realtà.

Se penso a ciò che amo di Schulz, mi investono la forza della sua scrittura immaginifica e il suo destino emblematico. L’empatia però è scattata con le descrizioni delle metamorfosi di un padre bizzarro e incontenibile che discetta di demiurgia e si trasforma continuamente in altro da sé. Ecco, spero non sembri un paragone irrispettoso ma anche io ho avuto un papà così, uno di quegli esseri particolari che si possono solo osservare, ammirare e al contempo tentare di proteggere, una di quelle persone che possono anche risultare ingombranti ma poi, quando non ci sono più, ti mancano da matti. Perciò ho immaginato che Bruno, da adulto, pensasse spesso a Jakob e alle sue trasformazioni e filosofie, mentre cercava un senso in ciò che stava accadendo attorno a lui.

Domenica a Roma, alla galleria Tricromia presenterai il tuo libro circondata dalle tavole originali che lo illustrano, disegnate da Ofra Amit. Abbiamo visto la bellissima copertina e qualche estratto su sito dell’editore Orecchio Acerbo. Parlando di Bruno Schulz l’aspetto legato all’immagina ci sembra essenziale essendo un aspetto potente della sua opera. Come avete scelto l’illustratrice?

È stata Fausta Orecchio a sceglierla. Quando mi ha fatto il nome di Ofra Amit sono andata a guardare il suo sito e l’ho subito apprezzata, ma appena ho visto lo storyboard sono rimasta letteralmente incantata: c’erano le mie parole, c’era l’immaginario schulziano ma c’era anche qualcosa di unico e nuovo che appartiene solo a lei. Non posso più immaginare Bruno senza le sue illustrazioni: è come quando, scrivendo per il teatro, ci si imbatte nell’attore perfetto, il quale fa la sua performance ma allo stesso tempo riesce a rendere quello che hai scritto più tuo di quanto non lo fosse prima. E le scelte grafiche hanno fatto il resto.

C’è una frase di Schulz molto bella che rappresenta molto bene lo spirito e gran parte delle scelte di Minimondi.
“Il mio ideale è maturare verso l’infanzia. Solo questo sarebbe l’autentica maturità”.
Cosa ne pensi?

Penso a un episodio che mi ha raccontato Paolo Cesari (della redazione di Orecchio Acerbo): durante un incontro sul libro L’autobus di Rosa, di Fabrizio Silei, qualcuno cercava di spiegare l’apartheid raccontando che nelle scuole vigeva la distinzione in classi di bambini neri e classi di bambini bianchi, allora un bambino ha alzato la mano e ha chiesto meravigliato: “chi sono i neri?”. Secondo Paolo questa è la direzione del “maturare verso l’infanzia” di Schulz. Non potrei essere più d’accordo.

Vi lasciamo con le prime righe del libro di Nadia che introducono il viaggio che vi aspetta. Non perdetevi questa piccola opera, noi l’abbiamo già messa sul nostro scaffale.

Bruno era un bambino indaffarato.
Anche se la testa greve gli rallentava il correre sobbalzando a ogni passo, lui trottava tutto il giorno
per salvare il padre dai guai in cui si cacciava con le sue metamorfosi improvvise.